Scrivo dopo un anno, su questo sito, che poi sarebbe un blog travestito da qualcosa di più strutturato.. ma in fondo non lo è mai diventato. 

Non sono mai stata bravissima a scrivere ed ho fatto un lungo percorso personale per riuscire a condividere con altre persone quello che provo (e forse questo percorso non finirà mai..), fatto è che sono qui, seduta (direi che è un miracolo visto che con 4 figli è impossibile sedersi persino in bagno!) mentre le mia dita scivolano sulla tastiera del pc,  cercando di mettere in fila tutte le cose che ho in testa.

Negli ultimi 2 anni e mezzo (riassumo per chi mi segue da poco) ho fatto davvero tante cose, ma non nella corsa: ho fatto 1 anno di terapie ormonali molto pesanti, ho avuto la terza e il quarto bimbo a poca distanza uno dall’altro con 2 cesarei (purtroppo direi) ed ho scoperto di avere una malattia degenerativa (il lipedema).

Tutto questo mi ha rallentato molto nella corsa e nello sport in generale, ma ho avuto modo di studiare e di scoprire cose nuove, testandole sulla mia pelle:

  • Ho imparato a controllare e “lavorare” sulle cicatrici post intervento (perché per chi non lo sapesse, neanche io lo sapevo, qualsiasi cicatrice cambia non solo quello che c’è attorno ma può avere anche ripercussioni in zone profonde e lontane),
  • Ho imparato cosa significa riabilitare il pavimento pelvico e la diastasi dei retti dell’addome non solo con la respirazione ma anche con esercizi dinamici,
  • Ho imparato come il lipedema possa essere una di quelle malattie invisibili per le persone con cui ne parli, quasi da sentirti a disagio nel raccontare, ma tremendamente pesante per chi ne è affetto. (come altre malattie “invisibili” quali il diabete, l’endometriosi, ecc),
  • Ho imparato ad accettare che, alle volte, perdere i kg presi in più non è un percorso così facile ed immediato e che può capitare che la combinazione tra sport e dieta non bastino.

L’aver imparato che ognuno di noi ha un percorso diverso per raggiungere un obiettivo e la voglia e il desiderio costante, tipico di tutte le neo mamme, nel voler tornare fisicamente come prima della gravidanza – quale delle quattro? – mi ha fatto riflettere.

Ovviamente non dobbiamo dimenticare il lavoro; il fatto che  “e figl so’ piezz’ ‘e còre”, ma essendo individui con la loro personalità è complicato stargli dietro; le scuole (e le maledette chat!); la casa; la spesa; insomma tutto quello che solitamente si fa in una vita “normale”.

Non nascondo che alle volte c’è la stanchezza, la noia nel dover ripetere sempre gli stessi “rituali” perché solo così dai stabilità e serenità ai bimbi piccoli (ci avete mai pensato?!?), stati fisici e mentali che molto spesso si prendono a cazzotti con la voglia di fare qualcosa per te stessa come correre (nel mio caso),  ma poi pensi che per le gambe sarebbe meglio un massaggio, anche se in realtà hai giusto il tempo di fare un workout da 10 min.. se, in quei 5 min (perché alla fine sono diventati 5), non si sveglia nessuno.


Tutto questo condividere (devo essere davvero orgogliosa di me oggi!) non è per sottolineare ancora una volta quanto noi donne siamo multitasking, quanto siamo forti, quanto siamo coraggiose, eccetera, ma al contrario: penso fortemente che, chi non riesce a trovare se stessa, o meglio a ritrovare se stessa, o chi sente di non avere mai trovato se stessa, siano tutte quelle persone (intendo anche gli uomini) che troppo spesso si paragonano a tutte le situazioni o personaggi che oggi si mostrano sui social o a quello che “gli altri” ti fanno credere di essere, dimenticando che tutti noi, e lo ripeto, tutti noi, abbiamo i nostri momenti bui, i nostri sconforti, le nostre paure, le nostre malattie, le nostre insicurezze, i nostri fallimenti, i nostri “cazzi” insomma e che alle volte siamo così sommersi da tutto che non sappiamo da dove ricominciare.
E qui, dato che siamo arrivati alla fine di questo giro di pensieri, dalla presa di coscienza delle nostre debolezze, dalla condivisione sana tra persone che si confrontano senza veli e senza dover dimostrare niente a nessuno, dalla sincerità di ammettere che non siamo perfetti, possiamo ritrovare la nostra strada.

Siamo tutti delle persone fragili davanti a noi stessi, ma allo stesso tempo non possiamo che ammettere che l’Uomo ha dimostrato nei secoli di essere il più forte animale della Terra semplicemente perché è capace di mettersi un obiettivo, ed è capace di modulare questo (o più obiettivi) in base alle sue necessità, capacità e possibilità.
Quindi non mi resta che cercare un obiettivo, tra i tanti, e seguirlo con la stessa caparbietà con cui mi preparavo per le gare: mettendo un piede davanti all’altro con pazienza, alzando lo sguardo da terra per ricordami che davanti c’è il “traguardo” e prendendo un bel respiro prima di rimettermi in gioco ed accettare che quello che verrà è il frutto di quello che sono oggi.
Auguro a tutti voi di fermarvi per un secondo e riflettere su come sia importante scegliere un obiettivo di qualsiasi forma o colore sia, e seguirlo, per poi passare ad un  altro e poi un altro ancora, così da rendervi pieni di energia, vitalità e soprattutto tornare a credere in voi stessi e nelle vostre infinite capacità.

Eccoci qui.

E’ con grande piacere ed emozione che condivido con voi i video del mio canale Youtube.

Troverete 8 video da seguire per iniziare a correre da zero, passo dopo passo.

Ammetto che questi video sono stati creati con il cuore e con tanta voglia di condividere un percorso con voi: non sono prodotti professionali sotto il punto di vista della qualità delle immagini, ma posso garantirvi che, se avrete costanza di seguirli, nel giro di 2 mesi avrete acquisito la capacità e la resistenza per correre almeno 30- 40 min consecutivamente.

Ho registrato ogni settimana gli allenamenti in un momento di vita in cui mi sono ritrovata a voler tornare a correre dopo la terza gravidanza che mi ha regalato 10 kg in più e tanta stanchezza. Dopo 3 mesi dal parto ero partita a mille con esercizi e corsa, ma mi sono accorta di essere sempre stanca e svogliata e quindi mi sono arresa alle richieste del mio fisico che voleva assolutamente riposare.

Quando questo periodo di stanchezza è passato, tornare a correre non è stato per nulla facile: la corsa è uno di quei sport che ti regala tanto ma te lo devi guadagnare.

Così, nella tristezza del periodo del secondo lock-down e alla ricerca di motivazione aggiuntiva, mi è venuta questa idea in mente: condividere e fare gli allenamenti con voi partendo da zero.

Oggi non solo sono tornata a correre (non ancora come vorrei…) ma in questi mesi tante persone mi hanno scritto ringraziandomi per aver dato loro uno stimolo e la compagnia per iniziare a correre.

Come funzionano i video? Semplice!

Li trovate sul mio canale Youtube (qui): basta seguirli in ordine mettendovi le cuffie e ascoltando la mia voce. Soltanto la prima parte di riscaldamento (importantissima!!) è da fare guardando il video, il resto dell’allenamento è cadenzato dal tempo e quindi non necessita di essere visto ma solo ascoltato (meno male perchè un allenamento in particolare è praticamente al buio!!)

Quante volte fare un video? Almeno 2 volte a settimana: mi raccomando tra una volta e l’altra, soprattutto all’inizio ci deve essere almeno 1 giorno di riposo.

E dopo? E dopo sta a voi: potete rifare i video cambiando i ritmi (per esempio dove si cammina potete correre piano e dove si corre potete correre più forte) oppure iniziare la vostra avventura con la corsa e correre a sensazione ascoltando il vostro fisico oppure potete scrivermi (perchè no?) e iniziare un percorso insieme… in questo periodo una cosa l’abbiamo imparata: grazie ai social e ad internet possiamo anche allenarci a distanza!

Buona corsa!

Tutto quello che ho scritto qui è quello che qualunque mamma potrebbe raccontare: giovane o più matura, al primo parto oppure pluripara, in piena salute..
Nulla di quello che ho scritto può essere deciso a tavolino: quando una cosa inizia a non girare è già miracoloso riuscire ad arrivare alla fine. Non lo scrivo per sembrare speciale, ma per condividere come la vita metta ognuna di noi davanti a delle prove da superare.
Spinta dal desiderio di avere una figlia, rimanere incinta è stato un  percorso difficile, stancante.. dopo 1 anno di tentativi, ci siamo fatti aiutare e questa scelta mi ha portato per 6 mesi a fare 4 iniezioni al giorno di ormoni vari, più progesterone, cortisone e non so più neanche cosa…
Appena partita ero spaventata, ma al settimo cielo, la mia gravidanza inizialmente era gemellare (ovvio… con tutto quello che avevo fatto…)… purtroppo alla 16° settimana abbiamo perso una delle due bimbe…
A Marzo, a causa dello scoppio della pandemia di Covid19, il parto è stato anticipato di circa 20 giorni (ed io non ero per nulla pronta fisicamente con la mia bella pancia alta) e questo mi ha portata dopo 14 ore di travaglio indotto da vari gel, da ossitocina, da stimolazioni di tutti i tipi, a dover affrontare un cesareo d’urgenza perché Alice rischiava di non nascere…
Anche il post partum è stato lungo e difficile: a livello fisico in primis con il mio taglio a T, ma soprattutto a livello mentale perché prima del parto pensavo che sarei tornata presto a “me stessa”, sotto tutti i punti di vista… e invece, a 10 mesi di distanza ci sto ancora lavorando.
In questa occasione mi sono ricordata ancora una volta che cosa significa essere donna e come siamo predisposte ad affrontare questo e anche di più: la forza nel lottare e la capacità di rialzarci sono tra le qualità innate che abbiamo e che ci contraddistinguono.

La storia appena raccontata è quella della nascita della mia terza figlia. ( quindi per me non é stata la “prima volta”). Di età diversissime, le mie tre ragazze mi impegnano in modo diverso, oltre al lavoro ovviamente.
È un gioco ad incastro in cui noi donne abbiamo la predisposizione a farlo funzionare perfettamente: ma noi? Che fine facciamo?
So perfettamente che cosa significa non avere voglia, non avere la forza, preferire lasciarsi andare ( “dai solo per questa volta”..), non volere punto e basta. Ma questo non siamo noi: più o meno lungo che sia, questo momento è di transizione. Una volta che il “puzzle” viene messo a posto, che tutti i pezzi o quasi vengono messi al loro posto, torna la voglia di essere.
Ed io sono una sportiva. Pura. Al 100%.
Ed ecco che mi ritrovo al mattino presto o la sera tardissimo o durante il pisolino di Alice, ad organizzarmi per andare a correre o per fare dei workout. Nessuno mi obbliga, ma é un mio desiderio, una mia esigenza, un mio modo di sentirmi bene con me stessa. Mentre la fatica di un allenamento si impadronisce del mio corpo, la mente si libera, si svuota ed io torno ad essere libera. Libera di essere selvaggia, di essere forte, di essere pazza, di essere irragionevole e senza pensieri. Libera di esagerare, di mettermi in gioco, di sentirmi bella… infinitamente bella. Libera di stancarmi, di quella stanchezza che non riesci più a muovere le gambe, ma che ti riempie di endorfine e tu ti senti carica come se avessi bevuto due thermos di caffè. 44 anni ma quando faccio sport mi sento una ragazzina.
Certo, le prestazioni sono diverse da 20 anni fa, ma le sensazioni sono le stesse: quelle di mettermi degli obiettivi, che alle volte che sembrano irraggiungibili, e poi crederci fino in fondo.
Chiudo gli occhi mentre corro: sento il mio respiro, immagino il nulla e assaporo le sensazioni che il vento mi lascia sul viso.. riapro gli occhi e vedo Alice con le sorelle che ridono e giocano…richiudo gli occhi… sento le gambe che girano, il cuore che batte più forte, il terreno sotto la suola delle scarpe. Li riapro.
Sono a casa. Ora entro e torno a essere mamma, moglie, Sara.. ma io non vedo differenza tra quello che sono sempre e quello che sono quando corro. La fatica, le rinunce, le scelte, il percorso, gli obiettivi , le emozioni sono gli stessi, fanno parte di quello che sono.
Ciò che una donna può fare a 44 anni o a 20 anni è la stessa: la potenzialità di essere il “tutto” per qualcuno, la tenacia, la dolcezza, l’amore infinito, la costanza, la forza incredibile che tutte noi abbiamo ci rende semplicemente uniche.
E lo sport o meglio per me la corsa, me lo ricorda ogni volta che esco di casa.
Ecco perché scelgo di farlo: per ricordare a me stessa di come sia capace di superare la fatica di un allenamento, di come sia bello avercela fatta e di come non ci sia un traguardo definito, ma ogni volta è una sfida sempre nuova.

Quante cose si possono capire guardando il movimento dei piedi da una prospettiva diversa!

Pensiamo tanto a correre, ma troppo poco a “tutto il resto”. Sì certo parliamo e tanto di scarpe (magari anche di calze), parliamo di esercizi, parliamo di dieta, di flessibilità, ma dei piedi?

Vi ricordate la frase di un famoso spot: 

“la potenza é nulla senza controllo?”

Sappiamo che i nostri piedi sono una delle parti fondamentali per poter correre bene e, attenzione, ho detto volutamente i nostri piedi e non il nostro appoggio; peccato che a loro non ci pensiamo mai o forse ci pensiamo poco.

Non parlo solo della cura estetica del piede ma anche del suo “allenamento”. 

Abbiamo sentito parlare anche di propriocezione (ovvero la capacità di percepire e riconoscere la posizione del corpo nello spazio senza il supporto della vista), certo fondamentale per imparare a saper leggere e sentire il corpo, sentirlo “tuo” in ogni momento, soprattutto quando si esegue un movimento complesso come la corsa… discorso che include ovviamente anche come mettiamo i piedi per terra e di come le scarpe ci possono aiutare… 

Ma così torniamo alla mia domanda precedente: avete mai pensato ai vostri piedi?

Una delle prime emozioni che due neo genitori provano, oltre a quella della prima parola detta dal loro bimbo, è quella del primo passo.

Il primo passo di un neonato, che sia fatto in inverno o d’estate, avviene a piedi nudi. Con la calze se vogliamo, ma rigorosamente senza scarpe. Perché?

Perché il bambino ha bisogno di sentire il pavimento per poter capire come appoggiare il piede, e ovviamente le prime volte non lo appoggerà perfettamente: magari avrà le dita chiuse oppure l’appoggio sarà fatto con la parte esterna del piede, e ci vorrà un pò prima che usi bene la zona della pianta… Ma quando lo farà inizierà a correre.

E quindi ve lo richiedo: avete mai pensato ai vostri piedi? Avete mai provato davvero a camminare a piedi nudi? A sentire come il piede si appoggia al pavimento? A rullare dal tallone alla punta camminando? A camminare in punta di piedi? A muovere su e giù e poi in modo circolare una pallina da tennis sotto l’arcata plantare mentre siete seduti? Ad allargare le dita sul pavimento stando in piedi?

No?

Provate a farlo. Iniziate a sentire che cosa vi racconta il vostro piede, così, nudo e senza protezioni. Che cosa vi dice del pavimento e che cosa vi dice di voi. E poi, quando avrete un pò di confidenza, provate ad ascoltarlo mentre è chiuso nella scarpa da corsa e magari state camminando o correndo… provate a correre ed imporvi  di allargare le dita dei piedi: la vostra falcata si alleggerirà.

Allenate i vostri piedi: sapranno dirvi meglio con quali scarpe si sentono a loro agio, e vi accorgerete di come vi sentirete diversi, più consapevoli di voi, del vostro movimento, della vostra forza e della vostra stabilità.

“Sono cresciuta con la musica degli anni ’90 e per me ballare significava farmi trasportare dal ritmo. Quando corro, soprattutto quando ho bisogno di trovare l’adrenalina giusta per un allenamento impegnativo, uso queste canzoni che mi danno la carica. Buon ascolto!”

Ecco che cosa potete trovare da oggi su Spotify: niente di nuovo per carità, non sono certo la prima persona che condivide una playlist e neanche la prima a farlo con della musica per correre, ma questa raccolta fa parte del percorso che ho intrapreso verso la maratona di New York nel 2016.

Ho iniziato a correre a fine del 2015 con la musica alle orecchie per poi smettere di ascoltarla qualche mese dopo in quanto ho iniziato ad allenarmi in compagnia. Ma ammetto che più di una volta mi sia mancata… così ho iniziato ad ascoltarla prima di allenarmi (alle volte facendo impazzire le mie figlie con il volume al massimo!) ma non è mai stata la stessa cosa.

In questo periodo in cui sto riprendendo a correre e alle volte capita che io sia sola (il mio compagno è molto più allenato di me), ho sentito la necessità di riprendere le cuffie e di ascoltare la mia musica.

Certo.. non si tratta di musica leggera, anzi dalle mie parti si diceva che fosse musica “tamarra”, ma non si può dire che non dia la carica!

Ecco quindi 20 minuti (a dire il vero sono 36 minuti: ho messo 10 canzoni in tutto, nel caso voleste sentirle anche dopo l’allenamento) di alcune tra le canzoni che mi hanno fatto girare le gambe in momenti davvero tosti, portando la mia mente a non pensare alla fatica di quel momento.

Spero vi piaccia! Per ascoltarla cliccia qui Spotify

Io Simone lo conosco da quando è nato.

Nonostante i km (pochi per fortuna) che ci separano, l’ho visto piccolissimo e lo vedo ogni giorno crescere.

Ma non sono stata la prima a vederlo: neanche la sua dolcissima mamma Lorena lo ha visto per prima. Simone è nato con la sindrome di Lenz-Majewski (vedi sotto per informazioni) ed appena nato è stato rianimato perchè ha avuto un arresto cardiorespiratorio e solo la sua grande voglia di vivere gli ha permesso di essere qui oggi dopo essere stato in terapia intensiva per intere settimane.

Sì perchè, come dicono Lorena e Francesco (il suo papà), Simone è un leone.

La prima cosa che noti di Simone è la grande diffidenza quando ci sono troppe persone, quei grandissimi occhi che ti guardano e subito dopo cercano mamma e papà. Ma dopo i primi secondi, Simone si trasforma in un bambino super chiaccherone e sorridente.

Tempo di inquadrarti e non ti molla più: paroline, strette di mano, baci, pernacchie e tanta tanta voglia di fisicità. Così Simone ha questa capacità di farti perdere nel suo mondo, un mondo dove tu vieni accolto e trovi solo dolcezza, allegria e voglia di amore.

Certo, come tutti Simone fa i capricci, ma credo che anche mamma Lorena, dopo averlo sgridato, guardando quegli occhioni grandissimi e toccandolo, facci adavvero fatica a rimanere seria!

Simone ha la faccia da furbetto come la mamma, non a caso lo chiamiamo “Simonello”, ma ha preso la dolcezza del papà: sa di essere speciale e su questo sono convinta ci gioca un po’.. perchè sta di fatto che lo mangeresti di baci!

“Simone è un bambino con la sindrome di Lenz-Majewski. Ci sono solo 12 casi nel mondo e Simo è l’unico in Italia. Cerchiamo gli altri 11 bambini”. Questo è l’appello dei suoi genitori su Facebook, dove hanno creato qualche anno fa la pagina Simone Il Leone: storia di un bambino speciale.

Si sa davvero poco su questa sindrome, ma Simone sa che, qualsiasi cosa dovrà affrontare, avrà accanto la sua mamma, il suo papà, il suo fratellino Mattia e tantissimi amici (e anche le numerose zie putative tra cui ci sono anche io!!!).

A giugno di quest’anno però Lorena e Francesco hanno ricevuto un messaggio da una persona conosciuta tantissimo tempo fa sul lavoro e mai più sentita perché molto spesso le vite delle persone si incrociano per un brevissimo periodo per poi dividersi. Ma succede anche che gli eventi della vita, a volte, riuniscano strade che si sono allontanate…
Da questo messaggio nasce un’idea, una sfida, un’avventura: un progetto che ha qualcosa di diverso, un sapore speciale proprio come Simone!
Infatti Matteo Bono (l’amico ritrovato) parte il 31 luglio 2020 in bicicletta da Londra per affrontare 470 km ed arrivare a Parigi in 1 settimana.
In questo viaggio, chiamato IL VIAGGIO DI MATTEO E DI SIMONE, si raccoglieranno dei soldi che andranno in beneficenza:
premetto che i genitori di Simone hanno sempre rifiutato aiuti economici perché Simone non ha bisogno di cure particolari o di ausili speciali -non per ora almeno – e così
grazie alle donazioni Lorena e Francesco aprono l’Associazione Simone il Leone APS che ha come scopo quello di aiutare i bambini speciali (con l’acquisto di ausili o di terapie o altre cose di cui possano necessitare) e, nello stesso tempo, dare a loro la possibilità di incontrare le altre famiglie con la sindrome di Simo. 
 
La cifra raccolta alla fine di settembre è di circa 6000 euro!!
 
Inizia così, come vi dicevo, questa nuova avventura…ovviamente sempre con il nostro aiuto.
L’ Associazione ha appena fatto il suo primo passo, ora non resta che accompagnarla per questo meraviglioso percorso dove troveremo tanti bambini speciali a cui regalare un sorriso.
 
Ecco come fare:
 
donazioni libere IBAN:
IT34Q0200830530000106015201
intestato a: Associazione Simone il Leone APS
oppure:
5 x 1000
C.F.  95639740018
 
 
 
 
 
 

Ciao ragazzi,

questa mattina ho ricevuto un sacchetto regalo da Compeed … Siete curiosi di sapere cosa c’era dentro? Guardate il mio video unboxing.

Per noi sportivi, sempre in movimento, il benessere dei piedi è fondamentale. Per avere piedi sani e curati ed evitare la formazione delle fastidiose vesciche, alcuni prodotti possono aiutare!

Nei video sotto vi spiego come utilizzare il cerotto per le vesciche e lo stick Compeed, e quali sono i benefici dei due prodotti.

 

 

Quando giocavo a volley il mio allenatore prima di ogni partita ci faceva il riassunto degli schemi e del gioco avversario.Poi, dopo avermi guardata in faccia per tutto il tempo, si avvicinava a me e a bassa voce, ma non troppo, mi diceva:«Sara, quando arriva la palla tu tira forte… Per il resto… “click”!» e mi faceva il segno con la mano di spegnere il cervello.

CLICK

Alle volte mi presento il giorno della gara con l’intento di divertirmi: sono quasi 2 anni che alleno e ovviamente la gara diventa, per molti, il momento di mettersi in gioco spesso divertendosi. Immaginate la partenza di una gara: tutti accalcati, chi con il gps in mano pronto a farlo partire appena ci si muove, chi invece fa foto, chi si regola gli auricolari per la musica e chi invece continua a scherzare e parlare con gli altri. Eccoci. Pronti… VIA! Il primo km per me è sempre sempre sempre (l’ho detto “sempre”?) di riscaldamento: non smetto di chiacchierare, corro storta, quasi a rallentatore, come se l’energia avesse abbandonato il mio corpo e quindi fossi costretta ad usare la testa per ricordarmi come ci si muove. E poi…

CLICK

Alle volte la testa si spegne. Il corpo prende il sopravvento.Tutto quello che mi ero preparata lo dimentico in un istante. Mi rendo conto che in quel momento correre è esattamente come respirare: non lo faccio apposta, non lo comando. Il mio corpo è un tutt’uno, non esiste la sensazione alle gambe o alle braccia: tutto si muove in sincronia, in armonia…fluidamente. Ed è in questa sensazione di leggerezza che mi accorgo che i km passano, che non sono stanca e che sto accelerando. Questo mio stato fisico, più che mentale, fa sì che alcune gare, come la Digital Run a cui ho partecipato qualche settimana fa a Milano, si trasformino da una gara che in partenza doveva essere “ma sì corriamo tutti insieme” a un momento di totale automatismo in cui ritrovo il massimo delle mie capacità. (in questo caso poi la gara aiuta molto a trovare la velocità permettendo di mettersi in gioco ogni km dei 10 del percorso)

CLICK

Senza pensieri, senza regole, senza limiti. Adrenalina pura.

CLICK

E poi arrivo al traguardo e spengo il gps. E arriva il sorriso. Riprendo coscienza delle gambe, del battito accelerato del cuore, del freddo o del caldo, ma l’adrenalina non cala. E la sensazione di aver fatto bene, di essere soddisfatta, rimane per un po’.. così come la presa di coscienza ogni giorno di più che questo sport ormai fa parte di me e poter condividere con qualcuno questa passione è una soddisfazione incredibile.

Fatemi sapere che cosa invece accade a voi!

Trovate l’articolo anche su ENDUMag.

Milano, febbraio 2019 Correre fa bene e quest’anno farlo con CBM Italia Onlus, organizzazione umanitaria impegnata nella cura e prevenzione della cecità nei Paesi del Sud del mondo, durante la Milano Marathon ha un valore in più: quello di restituire la vista a bambini, donne e uomini che vivono in Uganda.  

L’appuntamento è per il prossimo 7 aprile a Milano. Partecipare è semplice. Vuoi essere uno staffettista CBM? Forma una squadra di 4 persone o unisciti a una delle nostre squadre: il contributo minimo per l’iscrizione di ciascun partecipante è di 35 euro. Se vuoi essere un maratoneta CBM, invece, il contributo per l’iscrizione è di 65 euro.

Diventa un runner solidale. Con la tua iscrizione alla Milano Marathon 2019 contribuirai concretamente ad acquistare il facoemulsificatore, lo strumento chirurgico necessario per operare di cataratta adulti e bambini dell’Ospedale Ruharo in Uganda.

Per iscriversi alla Milano Marathon: https://www.cbmitalia.org/news/milano-marathon-2019

 

Eccoci  di nuovo qui, in collaborazione con Endumag!!

Un altro articolo a cui tengo molto: vi siete mai sentiti in colpa perchè ritagliate un momento della giornata solo per voi?

Ecco come mi sento alle volte quando mi devo allenare: “quel momento…”

Buona lettura!

 

Sara